Spostarsi a Cuba è relativamente semplice, grazie alle numerose agenzie turistiche (gestite dal governo) che permettono di acquistare in anticipo i biglietti per i bus a lunga percorrenza, destinati quasi esclusivamente ai turisti.

Scopriamo però subito, e a nostre spese, che i biglietti sono in numero limitato, per cui dobbiamo decidere in pochi minuti di variare i nostri programmi e anticipare la partenza per Baracoa.

Anche Coby e Paul hanno lo stesso programma, ma avendo loro la macchina, e noi già acquistato i biglietti, li incontreremo di nuovo a destinazione.
Sul bus ci sono altre coppie di occidentali e qualche cubano; il collegamento serve anche per trasportare materiale di vario genere: poco dopo la partenza, l’autista si ferma per recuperare misteriose casse. Inoltre dopo circa un quarto d’ora, improvvisamente, fa inversione a U in autostrada (cosa che pare assolutamente nella norma a Cuba) e torna indietro: le facce dei presenti iniziano ad assumere la tipica forma di punto interrogativo… Passa qualche minuto, risale il bigliettaio che annuncia: si torna indietro fino al punto di partenza perché due persone erano in ritardo e dobbiamo quindi recuperarle! Anche questa è Cuba!

Il viaggio dura cinque ore, con qualche altra pausa nel mezzo, e attraversa paesaggi spettacolari: piantagioni di banani, la costa sud, selvaggia e battuta dal vento, e la tortuosa strada de La Farola che valica le montagne per scavallare nel nord-est dell’isola, da Guantanamo verso Baracoa.
Su questa strada i campesinos vendono frutta e l’autista ne approfitta per fare scorta personale. Da uno di questi compriamo un cucurucho: dolce tipico fatto con cocco e altra frutta tritati, mescolati con miele e avvolti a cono in una foglia di banano.
Arrivati a destinazione ci ritroviamo con Coby e Paul: il proprietario della casa che abbiamo prenotato ha simpaticamente cercato di dare a loro la nostra camera… Per fortuna loro sapevano del nostro arrivo e non hanno accettato! La casa è molto carina, con un ottimo ristorante sul terrazzo: ne approfittiamo per pranzare insieme, con piatti di pesce e polpo cotti nel latte di cocco (Calalu), prelibatezze che si trovano solo qui a Baracoa. Alla casa di Nelson i piatti sono freschissimi e preparati sul momento… l’unica nota negativa è l’attesa, che si protrae per oltre un’ora! Ma per fortuna la compagnia degli olandesi ci aiuta piacevolmente a passare il tempo.
Dopo pranzo si consuma la tragedia: la fotocamera di Marco cade, uno… due… tre… quattro scalini… seconda rampa… giù dalle scale… Inizialmente non si accende neanche, speriamo nella batteria, ma una volta sistemata si scopre che si è rotto lo schermo e, non avendo il mirino, d’ora in poi sarà impossibile verificare l’inquadratura. Ci dovremo arrangiare con i cellulari, che fortunatamente hanno discrete fotocamere.
Il pomeriggio a questo punto è quasi finito, dopo un giretto in paese ci diamo appuntamento per l’indomani, destinazione Parque Nacional Alexander de Humboldt.