Sveglia all’alba, oggi ci trasferiamo dalla parte opposta dell’isola con un volo interno, destinazione Santiago de Cuba. Il decollo è previsto per le 7, ci presentiamo con largo anticipo come consigliato da Kenia. La nostra ospite si sveglia alle 4 per prepararci due panini caldi per il viaggio, penso proprio che torneremo a trovarla negli ultimi giorni!
Al terminal svariati personaggi, che da qui in poi chiameremo pappons, uomini e donne, etero e gay, cinquant’anni superati, si accompagnano ad avvenenti ventenni cubani. Purtroppo il turismo sessuale è molto diffuso, tanto da incontrare decine di queste persone ogni giorno.

L’aereo è così piccolo da avere la scaletta a 5-6 scalini e le eliche a vista… nonostante questo il volo procede bene. A Santiago abbiamo riservato una casa particular consigliata sulla Lonely Planet telefonando il giorno precedente dal telefono di Kenia. Appena arrivati troviamo il tassista mandato da Martin, il nostro ospite della casa particular, e per la prima volta saliamo su un’autentica auto americana anni ’50 azzurra fiammante.
Giusto il tempo di rinfrescarci e partiamo alla scoperta di Santiago. La piazza centrale è piena all’inverosimile di jineteros, ognuno pronto ad offrire i propri servizi. E’ difficile darne una definizione univoca: si tratta di tassisti (legali o meno), procacciatori per conto di case ristoranti e dei tassisti stessi, svogliati truffatori, venditori di sigari contraffatti, e scocciatori di ogni categoria. La risposta standard è “no gracias”, “tenemos”, “non fumo” etc… In ogni caso i servizi offerti finirebbero sempre col farti spendere più del dovuto dovendo coprire le varie commissioni. Facciamo zigzag e ci dirigiamo verso una delle vie più tipiche della città: Heredia, con case coloniali, una libreria di usato piena di foto d’epoca e un locale di musica tradizionale.
Per pranzo ci lanciamo in un mini mercatino locale e acquistiamo della frutta a prezzi ridicoli, pagando in pesos cubani, recuperati poco prima in un cabio Cadeca. Tutta la città è piena di palazzi storici con decorazioni davvero notevoli. Un paio in particolare attirano la nostra attenzione perchè in vendita: chissà qual è il prezzo qui a Cuba! A questo riguardo scopriamo che la casa qui è tecnicamente una proprietà privata, ma che fino a pochi anni fa non era possibile venderla, al massimo era consentita la permuta. Ci allontaniamo un po’ fuori dal centro per visitare la caserma Moncada che fu assaltata da Fidel Castro e i suoi fedeli il 26 luglio 1953 come primo atto della rivoluzione, ma la troviamo chiusa, in compenso la città è cosparsa di cartelloni propagandistici che diventano prede del nostro obbiettivo. Continuiamo il nostro giro tra viuzze e piazzette tipiche e facciamo un salto al Museo del Ron, specialità locale, con assaggio incluso alle tre del pomeriggio!

Stanchi per il viaggio decidiamo di riposarci un po’ e conosciamo i nostri vicini di camera Paul e Coby con i quali stringiamo subito amicizia. Dopo la cena sulla fantastica terrazza, a base di aragosta e ormai classici contorni (riso fagioli insalata), ci avventuriamo tutti e quattro alla Casa de las Tradiciones, molto gettonata tra i locali, nella quale si suona e balla musica tradizionale cubana. Nel giro di cinque minuti Paola e Coby vengono invitate a ballare, Marco storce un po’ il naso, ma il ballerino cubano è discreto e poco dopo invita anche lui in una lezione di salsa improvvisata. Tra un ballo e un mojito socializziamo con i ragazzi del luogo, passando così una bella serata. Distrutti ci ritiriamo a tarda notte, ci attendono di nuovo poche ore di sonno, domani si va a Baracoa!