Oggi vogliamo dare un’altra possibilità a questa regione, visitando Dehang che, secondo la guida, è un paese ancora tradizionale.
In effetti la valle in cui si trova è così diversa da quella di Fenghuang! Qui niente autostrada, ma solo stradine di montagna, simili alle nostre. Se si alza lo sguardo però ecco il mostro: il ponte più alto dell’intera Asia che attraversa la valle. Diciamo che a non saperlo non si vede, perché è così in alto che non ti viene da guardare, se non lo sai.

Comunque arriviamo a Dehang e, esclusi alcuni banchetti di souvenir, effettivamente qui è tutto più autentico.
Il villaggio è abitato dalla minoranza miao che oltre ad avere tratti somatici diversi da quelli dei cinesi di etnia han parla anche un’altra lingua. Le case sono tutte in legno, le condizioni igieniche sono precarie e la ricchezza delle metropoli non arriva qua, ma la popolazione è amichevole.

Ovviamente nessuno parla inglese, ma una giovane coppia di cinesi ci invita a seguirli per andare alla cascata Liusha, la più alta della Cina, tanto per restare in tema di primati.
Vale proprio la pena di arrivare fino qui, anche perché ci sono talmente poche persone che ad un certo punto restiamo solo noi! Passiamo anche dietro la cascata, il sogno di Pali da sempre!
Tornati al paese, i nostri compagni di passaggiata ci lasciano per tornare a valle, mentre noi girovaghiamo ancora un po’ imbattendoci nello sgozzamento di una capra pre macellazione a bordo fiume.
Prima di rientrare a Jishou ci fermiamo per pranzo. E facciamo bene, dato che appena seduti facciamo amicizia con due tavolate di studenti universitari in vacanza, che ci chiedono di unirci a loro. Ci offrono un liquore locale e assaggiamo con loro alcuni piatti che hanno ordinato, sebbene già i nostri due siano piuttosto abbondanti.

Solo Fuxin parla inglese, ci dice che anche gli altri l’hanno studiato alle superiori, ma che non sanno più dire nulla. All’università (studiano tutti Business management) non si insegna nessuna lingua.
Passiamo piacevolmente il tempo con loro e poi tutti insieme prendiamo il minibus per Jishou, dove noi abbiamo prenotato per la notte.
Ed ecco la pecca della giornata: anche qui non c’è un ostello, quindi ci siamo rivolti all’unico hotel segnalato sulla Lonely Planet, vicino alla stazione.
La stanza puzza di fumo ma, vista la clientela media di business men “Panza de Fora’, non ci aspettiamo che le altre camere siano migliori. Ci adeguiamo per forza alla situazione, tanto non abbiamo molta scelta e speriamo che la notte passi in fretta, alle 8 domani ci aspetta il treno per Zhangjiajie.