Il modo più semplice per girare l’isola è affidarsi alle agenzie locali che permettono di prenotare i bus Viazul e Transtur, dato che le stazioni solitamente sono in posizione defilata rispetto al centro delle città. Questa volta per spostarci da Santiago a Camaguey però abbiamo trovato un solo pullman che arriverà alle 4 del mattino, non esattamente l’ora ideale per arrivare in un posto nuovo. Varie persone ci dicono di insistere nel chiedere nuovamente gli orari perchè deve esserci qualcosa di più comodo! In effetti è così, l’impiegata dell’agenzia riteneva fosse meglio arrivare al mattino.. mah?!? In ogni caso riusciamo a cambiare la prenotazione e dopo una breve contrattazione assoldiamo un taxi per esplorare i dintorni di Santiago.

La prima tappa è il Castillo del Morro, una fortezza spagnola del ‘600 usata come difesa come difesa dagli attacchi dei pirati. La vista sul golfo di Santiago è spettacolare, stiamo entrando effettivamente nell’atmosfera dei Caraibi! Fatto curioso: il cannone principale è in restauro e pare debba rientrare proprio oggi con un elicottero. Tutto si ferma: militari schierati e i pochi turisti confinati in un angolo. L’elicottero si avvicina alla fortezza con il cannone appeso ad un lungo cavo di acciaio, l’accoglienza è pronta e l’area in cui dovrà depositarlo sgombera. Senonché l’elicottero sorvolata la fortezza prosegue oltre senza una minima pausa, portandosi dietro il cannone. Attimi di stupore generale, sguardi un po’ spersi, dopodiché tutto riprende come se nulla fosse tra l’ilarità generale.

Finita la visita ripartiamo per Cayo Granma, che con le varie isolette turistiche da resort ha in comune solo la prima parte del nome. Si tratta infatti di un villaggio di pescatori abbarbicato su uno scoglio all’interno del golfo che porta ancora le ferite dell’uragano Sandy del 2012. La povertà qui è tangibile e la maggior  parte delle case sono baracche di legno se non di lamiera. Lungo le stradine sterrate i bambini giocano scalzi e dei banchetti vendono frutta e altri generi di prima necessità. Ci rendiamo conto di come la disparità sociale sia molto forte anche qui a Cuba, nonostante il regime comunista che dovrebbe in linea teorica garantire maggiore uguaglianza.
Il tassista che ci ha accompagnato ovviamente ha un parente che gestisce un ristorantino di pesce sull’isolotto, così decidiamo di affidarci a lui per il pranzo. Prima ci spiega che comunque tutti hanno un minimo di generi garantiti che vengono distribuiti con le tessere e che l’istruzione è obbligatoria. Quindi per lo meno, anche in questa situazione di povertà, tutti i bambini hanno la possibilità di studiare nella piccola scuola elementare al centro del villaggio.

Nel pomeriggio rientriamo a Santiago, ci aspettano cinque ore di pullman per Camaguey, prossima tappa del viaggio.