I funerali nella regione di Tana Toraja, in Sulawesi, sono vere e proprie feste, che si svolgono per diversi giorni e sono composte da una serie di fasi piuttosto complicate, definite da un cerimoniale.

Arru, la nostra guida, ci conduce a Tallung Lipu, dove se ne sta svolgendo uno. Non siamo gli unici turisti e veniamo fatti accomodare sotto uno dei tanti gazebo temporanei in bambù costruiti per l’occasione e che imitano la forma delle abitazioni tradizionali dove ci vengono offerti del tè e dei dolci. Come ci ha chiesto, ci siamo vestiti di nero e abbiamo acquistato una stecca di sigarette da donare alla famiglia del defunto.

Assistiamo alla parata dei parenti, alcuni vestiti di nero, altri con con abiti tipici molto colorati: uno speaker, la cui postazione è proprio di fianco a noi, fa la telecronaca dell’evento e coordina i diversi momenti della cerimonia. Gli altri personaggi di spicco sono gli anziani della famiglia: un uomo con bastone da sciamano che guida la processione e una sorta di cowboy vestito di nero. Al centro del cortile viene cucinato uno stufato di bufalo in un grosso pentolone posto sopra il fuoco. Decidiamo di evitare la fase più cruenta della cerimonia, cioè il sacrificio degli animali: in questa zona dell’isola, a maggioranza cristiana, sono ancora messe in atto alcune tradizioni permutate dalle antiche religioni animiste. Il sacrificio è vero, cruento e non adatto a chi è molto sensibile: siete avvisati. Si uccidono soprattuto i bufali, considerati simbolo di ricchezza e potere: più animali vengono sacrificati, maggiore è il prestigio della famiglia, che può arrivare anche ad indebitarsi pesantemente in vista del funerale.

 > Puoi leggere una descrizione completa e molto interessante del funerale toraja su Oltre Magazine, da cui abbiamo tratto questo brano: http://www.oltremagazine.com/index.html?id_articolo=885

I funerali toraja variano moltissimo a seconda della classe sociale cui appartiene il defunto e dell’età che aveva al momento del trapasso […] Le classi più povere hanno cerimonie di commiato pari alla loro condizione economica e dunque meno imponenti; i riti non durano mai più di un giorno, sebbene l’intera famiglia abbia risparmiato, per tutta la vita, denaro sufficiente affinché il proprio caro possa essere commemorato nella maniera più dignitosa possibile. Le cerimonie funebri dei Toraja richiedono, in ogni caso, preparativi interminabili, sacrifici di animali, combattimenti tra bufali, danze rituali e talvolta la costruzione di case provvisorie per ospitare i partecipanti alle relative celebrazioni; proprio per queste ragioni, infatti, esse provocano, il più delle volte, il collasso economico della famiglia. Non è raro, pertanto, che si debba posticipare di mesi o anni la sepoltura del proprio congiunto per il mancato raggiungimento della cifra necessaria all’allestimento della cerimonia.

Dopo la cerimonia ci spostiamo a Pallawa, dove restiamo senza parole di fronte alle case tradizionali tipiche di questa zona. Siamo anche fortunati, perché siamo gli unici turisti in tutto il villaggio e abbiamo quindi la possibilità di godere della tranquillità più assoluta e di scattare fotografie degne di una cartolina!

Le case tradizionali toraja, dette tongkonan, sono in legno e caratterizzate da tetti sporgenti, che ricordano la forma della poppa e della prua di una barca, come quella con cui pare che i primi toraja siano arrivati in Sulawesi, oppure le corna del bufalo. Tutte le superfici sono finemente intagliate e decorate con motivi continuamente differenti, uno più bello dell’altro. Di fronte alla casa c’è anche una sorta di torre di corna di bufalo e, anche in questo caso, più corna sono impilate, più importante è la famiglia all’interno del proprio villaggio.

Successivamente passiamo un’oretta in auto, attraversando paesaggi meravigliosi e fermandoci di tanto in tanto per scattare foto: saliamo, saliamo e arriviamo a oltre 1000 metri di altitudine, in un punto da cui c’è una vista stupenda. La località si chiama Batutumonga e sul belvedere c’è anche un ristorantino, dove pare abbiano portato tutti i giovani turisti come noi: è già tardi, ma i tavoli sono ancora affollati e nel cortile i driver e le guide passano il tempo, mangiando e giocando a carte. È un peccato che non stiano con noi a tavola, ma dopotutto anche loro hanno diritto a riposarsi! Il pranzo non è un granché, abbiamo già avuto di meglio (ma anche molto peggio!) quindi cerchiamo di finire in fretta e ripartire.

Dobbiamo ammettere che Arru ha organizzato un ottimo itinerario: prima siamo riusciti a vedere Pallawa deserta e ora ci propone di fare una passeggiata per scendere a valle, per un sentiero che passa prima nel bosco e poi tra le risaie. Dice che è importante camminare e vedere lentamente ciò che si ha attorno e non possiamo che essere d’accordo.

Arrivando a Lempo, il villaggio a valle, sentiamo versi e grida: sta iniziando un combattimento di bufali e la gente del posto si sta radunando in un grande prato per assistere. Acceleriamo per arrivare in fondo al sentiero: la folla sembra in trance e incita i due bovini che si incornano dentro una pozza d’acqua. La cosa che ci sorprende è vedere quanto sia normale per la popolazione locale mettere tutt’oggi in atto le cerimonie tradizionali così come i combattimenti, perché non si tratta di mera attrazione turistica, bensì di qualcosa che davvero fa parte delle loro vite.

Vedere i bufali combattere fa un po’ paura, ma Marco è temerario e si butta nella folla per scattare fotografie e vedere da vicino, mentre Paola si unisce alle donne del villaggio, radunate vicino alla porta della casa antistante il prato, pronte a correre dentro in caso di pericolo.

Prima di ritornare alla macchina vediamo per la prima volta una sepoltura tipica: in questo caso si tratta di una sorta di cappella scavata nella roccia, vicino alla casa di famiglia. Nel secondo giorno con Arru avremo modo di approfondire il discorso.