Yogyakarta è uno dei must dell’isola di Java, famosa soprattutto per gli straordinari templi di Borobudur e Prambanan. Anche la città merita decisamente una visita per la sua commistione tra modernità e tradizione. Tre giorni saranno sufficienti per visitare la zona, prendendosi il giusto tempo anche per rilassarsi e ambientarsi.
Dove dormire?
Noi abbiamo scelto il quartiere di Sosro, zona centrale prediletta dai backpackers. C’è invece chi preferisce la più tranquilla e decentrata Prawirotaman, dove le pensioni a prima vista ci sono sembrate più carine e comunque piuttosto economiche.
Se decidi di dormire a Sosro non è necessario prenotare: le pensioni a gestione familiare (homestay), simili ad ostelli, sono così numerose che sarà impossibile non trovare una stanza. La nostra è piuttosto basilare, c’è tutto il necessario, nel complesso è pulita, ma manca decisamente di fascino. La posizione è però ottima per spostarsi a piedi verso i monumenti principali e per prendere i bus pubblici, in grado di portarci ovunque anche senza l’aiuto di un’agenzia: si sa che ci piace essere indipendenti.
Sosro è anche facile da raggiungere: dall’aeroporto è sufficiente prendere il bus 1A (Transjogja), lo stesso che porta anche al tempio di Prambanan (nella direzione opposta). La zona, piuttosto animata, è nelle vicinanze dell’affollata Malioboro, dove si può mangiare cibo di strada, comprare batik e ogni genere di souvenir al mercato di Pasar Beringharjo.
Dove mangiare?
Penetrando nei vicoli di Sosro si trova finalmente la pace: lontano dal traffico folle dei motorini, ecco spuntare ovunque banchetti (chiamati warung) che preparano piatti tipici, bar e ristoranti dal gusto più occidentale e numerose agenzie che organizzano escursioni in molte zone dell’isola di Java. Ci lanciamo subito alla degustazione di specialità locali nei banchetti più affollati: arrosticini piccanti di pollo e agnello, riso con verdure e noodles saltati con salsa di arachidi. Qui ci divertiamo a contrattare sul prezzo: pare che gli indonesiani paghino un decimo rispetto a noi, si parla comunque di 1 euro in due.
Nei primi giorni iniziamo a scoprire le prelibatezze indonesiane, che saranno una costante del viaggio. Mi goreng (spaghetti fritti) e nasi goreng (riso fritto) sono un po’ come pasta e pizza, li troveremo ovunque e in molteplici varianti. Il prezzo è basso nei ristorantini, bassissimo nei warung.
Se si vuol mangiare in un vero ristorante è difficile uscire dal circuito turistico e incontrare la popolazione locale, ma grazie ai nostri contatti sul posto (di cui vi parleremo nel prossimo post) scopriamo il locale più in voga della città: The House of Raminten. La sua peculiarità è data dal fatto che la proprietaria Hamzah è una nota drag queen di Jogja, che recita nella serie TV Pengkolan con il nome di Raminten. Pare che la serie abbia molto successo ed infatti il locale è frequentatissimo da comitive di ragazzi del posto. Ci si siede per terra e si possono degustare ottime specialità javanesi e indonesiane in genere, rivisitate con nomi bizzarri e allusivi. (come l’Ayam Koteka, piatto a base di pollo che viene servito in un piatto che ricorda nella forma l’astuccio penico tradizionale di Papua, la koteka appunto). Sicuramente un bel segnale di apertura mentale e tolleranza!
Cosa visitare?
Il Kraton è il palazzo del sultano, ancora in carica oggi come amministratore della regione speciale di Yogyakarta. Il palazzo si affaccia su piazza Alun-alun Utara dove la sera i giovani locali si trovano a mangiare nei warung, suonare la chitarra e girare su macchinine a pedali decorate da luci fluo intermittenti.
La visita del palazzo, dobbiamo dirlo, non è imperdibile di per sé, ma è interessante assistere agli spettacoli di danza tradizionale e musica gamelan, che si svolgono al suo interno tra le 10 e le 12 del mattino.
Dall’uscita del Kraton si raggiunge facilmente il mercato degli uccelli, dove è piacevole gironzolare tra le bancarelle alla ricerca del Tamansari e della moschea sotterranea. Non esistono quasi indicazioni e false guide si offrono di accompagnarci. Noi, stoici, rifiutiamo e ci perdiamo nei vicoli labirintici, tra laboratori di marionette, abitazioni e baretti dall’aria malandata.
Il Tamansari (Water Castle), un tempo palazzo dei piaceri del sultano, fu fortemente danneggiato da un terremoto nell’Ottocento. Consiste di diversi elementi: il più facile da trovare è la grande facciata diroccata che si erge per molti metri al di sopra dei tetti del quartiere. Arrivando da nord e attraversando queste rovine, si scende vicino all’ingresso di un sottopassaggio, molto bello architettonicamente, ma che porta fuori dalla zona di interesse: sarà facile trovare molte persone che vagano con sguardo interrogativo.
Ciò che rimane delle piscine del Tamansari è quasi introvabile, ma con l’aiuto di un anziano gentile ed un po’ di fortuna, finalmente ci arriviamo, dopo un’ora passata a tentare tutti i vicoli!
Ecco il nostro consiglio più prezioso: chiedi indicazioni per raggiungere The Voice of Jogja, un negozio di magliette in cotone di bambù serigrafate, che si trova proprio a ridosso dell’entrata del Tamansari. Vale la pena fare anche qualche acquisto, perché le t-shirt sono davvero belle e soprattutto si distinguono dalle migliaia di magliette che si trovano in giro in tutta l’Indonesia sulle bancarelle. Sarà il souvenir che tutti ti invidieranno.
In questa zona si può anche visitare una moschea sotterranea molto affascinante, che ha il suo ingresso nei dintorni del sottopassaggio, all’altezza della facciata in rovina: la moschea ha una struttura misteriosa, con una zona centrale più alta collegata al porticato in basso da quattro scalinate. Pare che questo luogo di culto fosse raggiungibile esclusivamente attraverso un tunnel sott’acqua.
Yogyakarta is one of the must go cities on Java island, especially because of the extraordinary temples of Borobudur and Prambanan. The city definitely worth a visit too, to discover its blend of modernity and tradition. Three days are enough to visit the area, taking also the some time to relax and settle in.
Where to stay?
We stayed in the Sosro district, the favourite backpackers area. Other people prefer the quiet Prawirotaman area, where you can find better accomodations for good prices.
If you decide to sleep in Sosro you do not need to book: there are so many hostels that it is impossible not to find a room. Ours was pretty basic: there was everything you need, the room was clean, but lacks of charm. However the location was great, in walk distance to the main monuments and very close to the public bus stop. If you don’t want to walk, you can take the bus to go almost anywhere, even without the help of a travel agency: you know we like to be independent.
Sosro can be easily reached from the airport by taking bus 1A (Transjogja), the same that goes to the temple of Prambanan (in the opposite direction). The area is very lively, close to the busy Malioboro, where you can eat street food, buy batik and all kinds of souvenirs at the market of Pasar Beringharjo.
Where to eat?
Penetrating in the narrow streets of Sosro area you can finally find quiet away from the crazy traffic of vehicles and find food stalls (called warung) everywhere, bars, Western style restaurants and several travel agencies that can help you organising your trips. We immediately rush into the tasting of local specialties at the busiest stalls: spicy chicken and lamb skewers, rice with vegetables and noodles sauteed with peanut sauce. Here we start bargaining: it seems that the Indonesians are paying 10 times less than us, but we are discussing about less than 1 euro for two anyway.
In the first days of holiday we started to discover the delights of Indonesia food that will accompany us through the whole the travel. Mi goreng (fried noodles) and nasi goreng (fried rice) are something like pasta and pizza: you can find them everywhere and in many variations. The price is very low in the restaurants, even lower in the warung.
If you want to eat at a restaurant, it is difficult to avoid tourist traps and meet the local people, but thanks to our indonesian contacts (which we will introduce to you in the next post), we discovered one of the most popular restaurant in the city: The House of Raminten. Its peculiarity lies in the fact that the owner Hamzah is a well-known drag queen from Jogja, starring in the TV series Pengkolan as a character called Raminten. It seems that the show is very successful, and in fact the place is especially frequented by young people. You sit on the floor and you can taste delicious Javanese and Indonesian specialties, revisited with strange names and allusions (such as Ayam koteka, chicken served in a dish that resembles in form the traditional Papuan penis sheath, called in fact koteka). Definitely a good sign of open-mindedness and tolerance!
What to see?
The Kraton is the Sultan palace, still in charge today as governor of Yogyakarta special region. The building overlooks the square Alun-alun Utara where local young people meet in the evening, eating at a warung, playing guitar and riding pedal cars decorated with flashing neon lights.
We must admit the tour of the palace is not a must in itself, but it is interesting to watch the shows of traditional dance and gamelan music, which take place in the courtyard between 10 and 12 am.
From the Kraton exit you can easily reach the bird market, where it is pleasant to stroll among the stalls looking for the Tamansari and the underground mosque. There are few signs and fake guides offer to accompany us. We, as real stoics, rejected and get lost in the labyrinthine alleys, discovering puppet workshops, houses and shabby small bars.
The Tamansari (Water Castle), once pleasure palace of the Sultan, was severely damaged by an earthquake in the Nineteenth century. It consists of several elements: the easiest to find is the remarkable ruined facade that rises for several meters above the roofs of the neighborhood. Coming from the north and through the ruins, go down near the entrance to a underground passage, very nice architecturally, but that leads out of the area of interest. Here we met many people who wander with puzzled gaze.
It’s almost impossible to find the remaining pools of Tamansari, but with the help of a kindly old man and a little luck, we finally get there, after one hour of wandering around!
Here is our precious tip for you: ask for directions to reach The Voice of Jogja, a shop selling silk-screened bamboo cotton t-shirts, which is very close to the entrance of the Tamansari. It’s worth doing some shopping too, because the t-shirts are really nice and stand out from the thousands of t-shirts you can buy all around throughout Indonesia. I’ll be the souvenir everyone wish.
In this area you can also visit a fascinating underground mosque, which has its own entrance near the underpass, at the level of the ruined facade: the mosque has a mysterious structure, with a central top connected to the lower porch by four steps. It seems that this place of worship was accessible only through an underwater tunnel.