Negli scorsi giorni il dibattito sulla street art si è improvvisamente acceso, a causa del gesto di BLU, che ha deciso di cancellare tutti i suoi interventi sui muri bolognesi, per protestare contro una mostra che sta per aprire in città e per la quale gli organizzatori si sono sentiti autorizzati a salvare interi muri che sarebbero stati distrutti, andando di fatto contro il volere degli artisti.
Noi crediamo che l’iniziativa di BLU sia da sostenere, capiamo le sue ragioni, senza se e senza ma. Per chi vuole approfondire, un ottimo punto di partenza è il post di Frizzifrizzi: Perché Blu sta cancellando i suoi murales a Bologna.
In questi giorni abbiamo quindi ripensato al nostro weekend a Ljubljana, in particolare al bel pomeriggio passato in compagnia di Sandi che ci ha portato alla scoperta della street art di Ljubljiana.
Sandi è uno dei fondatori del Ljubljana Graffiti Tour ed è un ricercatore universitario: ogni giorno lui o un suo collega si fanno trovare alle 15 in punto di fronte alla fontana di Strari trg, in pieno centro, dove incontrano chiunque abbia deciso di partecipare al tour. Lo riconoscerai per la bomboletta color oro che porta come segno di riconoscimento, il tour è gratuito!
Abbiamo amato l’approccio di Sandi, perché in un paio d’ore è stato in grado di portarci alla scoperta di tanti diversi stili e stratificazioni, raccontandoci il fenomeno da un punto di vista artistico, sicuramente, ma cercando soprattutto di spiegarcelo come una forma di comunicazione di istanze politiche, e quindi ponendo l’attenzione sui risvolti storici, economici, sociali e culturali.
Ci ha fatto vedere graffiti più e meno famosi, raccontandoci la storia dei grandi interventi che coprono muri interi e facendoci notare opere invece a prima vista invisibili, come quella iper minimale di un artista che è rimasto sconosciuto per anni e che semplicemente attacca piccoli pallini gialli (yellow dots) in giro per la città.
Ci ha fatto conoscere le opere di Trok, uno dei componenti del collettivo Zek, che dipinge nello stile della cultura hip hop e si è spinto fino ad intervenire sulla facciata dell’Accademia della musica; gli interventi di Space Invader, che ha visitato la città e lasciato i suoi inconfondibili mosaici in centro città; le stratificazioni successive che ricoprono alcuni muri, in un vero e proprio botta e risposta tra gruppi rivali.
E poi c’è Metelkova, un quartiere di ex caserme militari occupate nel 1993 da un gruppo di artisti e intellettuali per evitarne la demolizione, e trasformate nel tempo in una vera e propria città nella città: il quartiere comprende un centro sociale, club in cui si esibiscono periodicamente gruppi di musica alternativa locali e internazionali, gallerie per esposizioni artistiche, un’ostello, ecc.
La zona, così famosa da essere su qualunque guida, attrae molti turisti proprio per i graffiti che ricoprono le facciate e le installazioni che decorano gli spazi, e anche perché qui sono stati costruiti il Museo d’arte contemporanea (MSUM) e il Museo etnografico sloveno.